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|  | 1333 una lettura alternativa della guerra iran usa |  |  |  |
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non sono l unico ad avere dubbi su come sta evolvendo la situazione tra iran e usa. Sembra troppo facile la lettura che sia tutto finito qui. Peraltro le ultime news di un militare Usa lasciano intendere che i missili iraniani sono stati lanciati con l idea di mancare il bersagiio. Sono piu portato a credere che questa sia la reazione di facciata, e a confermare questa idea, viene in soccorso un giornalista americano in un lungo post se pero' i venti di guerra "convenzionale" smettono di spirare cosi violenti, e la WW III smette di essere un trend topic nelle ricerche di google, anche i mercati si rilassano e, come normalmente accade, spostano la loro attenzione su qualche tema piu hot. A questo punto, tutta la vola creata viene archiviata e torniamo , magari con qualche dubbio in piu ma non di tanto, sulla situazione alla sera del 2 gennaio. Dati della disoccupazione Usa venerdi, minute della fed, trimestrali in arrivo, posizionamento degli investitori, ecc ecc |  |
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1333 una lettura alternativa della guerra iran usa claint
| 08 gen : 14:06 | Commenti: 6091
Utente 20 gen : 15:11 Replica a questo | la via era ed è solo long i miei titoli veleggiano bene enel (4 entry e zeppo di circa 150 call marzo) azimut (scatta l'ultimo acquisto su chiusura sopra 22.81) leonardo salini (sta rispettando i piani manca l'ultimo acquisto a 1.50 se ci andrà ) e ho una tranche anche Mediobanca per ora senza segnali ) ieri sera ho chiuso lsp500 a 3191 che era primo livello di supporto come scritto volevo un po' di più ma non c'è trippa x gatti) poi ho long ftsemib contro dax e una posizioni long oro (ho chiuso stanotte un long in area 1597 per portare a casa la pagnotta) con titolo Barrick long in area 10 e short boeing (ma questa è la battaglia più dura) purtroppo ho febbre alta e non riesco a stare in piedi saluti short boeing ci sentiamo domani spero di stare meglio |
| Re: 1333 una lettura alternativa della guerra iran usa maninblack
| 08 gen : 15:32 | Commenti: 3470
Utente 31 dic : 16:18 Replica a questo | Grazie per il riepilogo e rimettiti presto! |
| 1333 una lettura alternativa della guerra iran usa alcess
| 08 gen : 14:21 | Commenti: 72
Utente 08 gen : 11:20 Replica a questo | ottimo dato delle 14.15 sull'occupazione |
1333 una lettura alternativa della guerra iran usa Gilbert
| 08 gen : 15:07 | Commenti: 908
Utente 20 dic : 11:35 Replica a questo | e se si venisse a sapere che la scossa di terremoto di magnitudo 4.8 nella zona adiacente la centrale nucleare fosse stata prodotta da un test sotterraneo??? |
| Re: 1333 una lettura alternativa della guerra iran usa knecht18 | 08 gen : 15:23 | Ospite
Replica a questo | Gilbert hai la fonte? |
| | Re: 1333 una lettura alternativa della guerra iran usa Bruce_Banner
| 08 gen : 15:30 | Commenti: 5133
Utente 17 dic : 14:55 Replica a questo | NON è UNA NEWS |
| | Re: 1333 una lettura alternativa della guerra iran usa Gilbert
| 08 gen : 15:31 | Commenti: 908
Utente 20 dic : 11:35 Replica a questo | non ho detto che è una notizia |
| | Re: 1333 una lettura alternativa della guerra iran usa Bruce_Banner
| 08 gen : 15:33 | Commenti: 5133
Utente 17 dic : 14:55 Replica a questo | Knecht18 ma ti parrebbe plausibile? quando si parlava di nord korea avevano detto che le scosse dei test sono completamente diverse dai terremoti, è vero che si rilevano con i sismografi ma la differenza è visibilissima |
| | Re: 1333 una lettura alternativa della guerra iran usa knecht18 | 08 gen : 15:37 | Ospite
Replica a questo | Chi decide se qualcosa è plausibile oppure no? bisogna proprio per questo capire sempre chi è la fonte. |
| | Re: 1333 una lettura alternativa della guerra iran usa Bruce_Banner
| 08 gen : 16:28 | Commenti: 5133
Utente 17 dic : 14:55 Replica a questo | il buon senso... :-)) |
| | Re: 1333 una lettura alternativa della guerra iran usa Gilbert
| 08 gen : 15:30 | Commenti: 908
Utente 20 dic : 11:35 Replica a questo | No, supposizione. |
| 1333 una lettura alternativa della guerra iran usa Bruce_Banner
| 08 gen : 15:13 | Commenti: 5133
Utente 17 dic : 14:55 Replica a questo | alle 17:00
President Trump To Make Statement On Iran At 1100 ET/ 1600 GMT |
1333 una lettura alternativa della guerra iran usa pierojazz
| 08 gen : 15:39 | Commenti: 1028
Utente 08 mag : 10:40 Replica a questo | ma lo storno partito dopo le 14.30 a cosa e' dovuto? |
1333 una lettura alternativa della guerra iran usa Bruce_Banner
| 08 gen : 16:27 | Commenti: 5133
Utente 17 dic : 14:55 Replica a questo | insomma , una guerra di plastica....
IRAN IS BELIEVED TO HAVE DELIBERATELY SOUGHT TO AVOID U.S. MILITARY CASUALTIES IN MISSILE STRIKES ON BASES IN IRAQ - U.S. AND EUROPEAN GOVERNMENT SOURCES |
1333 una lettura alternativa della guerra iran usa pierojazz
| 08 gen : 16:34 | Commenti: 1028
Utente 08 mag : 10:40 Replica a questo | a me pare che comprino europa e vendano Usa |
1333 una lettura alternativa della guerra iran usa Gilbert
| 08 gen : 16:41 | Commenti: 908
Utente 20 dic : 11:35 Replica a questo | a me pare che arrivano a 400 oggi... |
1333 una lettura alternativa della guerra iran usa Celeste
| 08 gen : 17:06 | Commenti: 10112
Utente 14 lug : 17:33 Replica a questo | I missili dell’Iran in Iraq sono uno schiaffo, non una dichiarazione di guerra agli Usa Carta di Laura Canali Carta di Laura Canali, 2018.
8/01/2020 Teheran e Washington continuano a non volere un conflitto aperto. Con l’attacco di stanotte, gli ayatollah tracciano una linea rossa. E individuano il campo di battaglia: la Mesopotamia.
di Federico Petroni QASSEM SOLEIMANI, ARTICOLI, SCONTRO USA-IRAN, IRAN, IRAQ, USA, BASI USA, MEDIO ORIENTE Doveva rispondere, lo ha fatto. Ma nella speranza di non spingere gli americani a dichiarare guerra.
Queste le uniche certezze del lancio di missili che la Repubblica Islamica d’Iran ha condotto nella notte di mercoledì contro due basi statunitensi in Iraq come rappresaglia per l’uccisione del generale Qassem Soleimani.
Tra i 15 e i 22 vettori balistici Farah-110 sono stati scagliati contro le installazioni militari di Erbil e di Ain al-Asad dove sono stanziati oltre 1500 soldati statunitensi, finora impiegati nella guerra ai jihadisti dello Stato Islamico (Is). Nelle due strutture erano presenti membri delle Forze armate di Germania, Regno Unito, Italia, Polonia, Danimarca e Norvegia, parte della coalizione anti-Is, i cui governi hanno escluso la presenza di feriti fra i propri ranghi.
La tv di Stato iraniana ha parlato dell’uccisione di “ottanta terroristi americani”, mentre le fonti militari a Washington e a Baghdad hanno smentito vittime tra il personale statunitense e quello iracheno. Aggiungendo un dettaglio chiave: le truppe hanno avuto sufficiente preavviso per mettersi al riparo.
Se davvero non ci fossero morti, significherebbe che Teheran ha scelto di fermarsi a un passo dal dichiarare guerra agli Stati Uniti. Che ha individuato la risposta più grave fra quelle al di qua della soglia dell’accettabilità per Washington.
Uno schiaffo, come ha detto alla nazione la guida suprema Ali Khamenei, non una vendetta. Un attacco tutt’altro che simbolico, ma condotto con la speranza di non innescare una rabbiosa reazione negli americani. Il presidente degli Usa Donald Trump, nel prendere tempo annunciando una risposta pubblica per mercoledì mattina (ora di Washington), ha difatti provato a gettare acqua sul fuoco, dichiarando “va tutto bene“.
Usa e Iran continuano a non volere una guerra aperta. Parlano la stessa lingua, si scambiano gli stessi messaggi. Non la voleva l’amministrazione Trump uccidendo Soleimani. Infatti i vertici americani si erano premurati, dopo l’inaudita eliminazione del generale, di chiarire a Teheran di non desiderare un aumento delle tensioni. E non la vogliono gli ayatollah con l’attacco di stanotte. Con il ministro degli Esteri Javad Zarif che su Twitter ha scritto di aver “concluso misure proporzionate” e di “non cercare un’escalation o una guerra“.
Così come gli Stati Uniti avevano detto “per noi bene così” dopo Soleimani, allo stesso modo la Repubblica Islamica sta dicendo al mondo “ci fermiamo qua”. E sta tracciando linee rosse. Tutte le fonti ufficiali puntano in questa direzione. Il Corpo dei guardiani della rivoluzione islamica ha dichiarato che se Washington dovesse bombardare il territorio iraniano il suolo statunitense verrà colpito da attentati. E ammonito tutti i paesi da cui dovesse partire un’eventuale rappresaglia americana che verrebbero considerati come bersagli. Inoltre, il capo di Stato Maggiore delle Forze armate, generale Mohammad Baqeri, ha sostenuto che “ogni nuovo misfatto degli americani incontrerà una risposta più schiacciante e definitiva”.
Avrebbero potuto condurre operazioni ben più audaci e irreversibili. Attentati contro altre basi americane in Medio Oriente o ambasciate statunitensi. Bombardamenti contro infrastrutture civili (prime fra tutte quelle del petrolio, come successo con quelle saudite a settembre). Chiusura dello Stretto di Hormuz o assalti alla navigazione nel Golfo. Ciberattacchi distruttivi (ne hanno la capacità, chiedere alla saudita Aramco).
Invece hanno scelto di non allargare lo scontro, limitandosi all’Iraq, la posta in gioco geopolitica di questa partita. A installazioni militari, peraltro premurandosi di non causare vittime. Hanno sì rispettato le condizioni fissate da Khamenei: una risposta diretta, proporzionale e attribuibile all’Iran, prima volta in tutta la storia che Teheran esce dalle ombre per assumersi la responsabilità in prima persona. Però si sono mossi anche nel solco tracciato da Zarif, che nei giorni scorsi aveva provato a tranquillizzare le cancellerie straniere sulla limitazione della risposta di Teheran.
Gli americani speravano in una fra le seguenti reazioni: sottomissione o rappresaglia razionale. Gli iraniani hanno scelto la seconda, a quanto pare. Ma non si fermeranno qui. È del tutto plausibile attendersi altre operazioni contro gli statunitensi. Magari meno spettacolari e visibili. Però a suggerirlo è innanzitutto la strategia persiana.
Gli iraniani hanno detto in queste ore di volere gli Stati Uniti fuori dal Medio Oriente. Non hanno fatto altro che ripetere l’obiettivo di lungo periodo della strategia persiana: togliere la pressione americana ai propri confini, per essere liberi intanto di sopravvivere e poi eventualmente di estendere la propria influenza nel Golfo, in Mesopotamia e nel Levante.
Non hanno enunciato un programma operativo per farlo, però puntano a sfruttare questi giorni di crisi per spingere Baghdad a cacciare i circa 6 mila soldati a stelle e strisce dall’Iraq. Lo segnala il fatto che i bersagli di stanotte sono Erbil, capitale del Kurdistan iracheno, e una località nell’Anbar sunnita, dunque esterne alla tradizionale sfera d’influenza sciita persiana in Mesopotamia. Quasi a voler segnalare alle comunità locali che su di esse ricadranno le conseguenze di continuare a ospitare soldati americani. È questa, al momento, la posta in gioco del conflitto. È qui che si concentrerà la sfida. Decisiva per i persiani per non perdere il cuscinetto che protegge a ovest l’altopiano iranico. E per gli statunitensi per impedire il dilagare degli iraniani verso il Mediterraneo, che sarebbe uno scacco al mantenimento in posizione di debolezza di tutte le potenze mediorientali, obiettivo strategico degli americani nella regione.
Ma la crisi in corso non può non avere ricadute globali. Le avrà sul programma nucleare di Teheran, che riprenderà con più vigore per minacciare il mondo di dotarsi della Bomba a scopo negoziale – gli iraniani hanno già annunciato che non rispetteranno più l’accordo del 2015 e in ogni caso le scosse sismiche vicino al reattore di Bushehr non fanno ben sperare. Le sta avendo sugli europei, che mugugnano di fronte all’ennesima scelta di Washington contraria ai propri interessi. Le sta avendo sui turchi, che pur intimoriti da una fase di grande instabilità sperano di approfittare del caos per migliorare le proprie posizioni in Siria, attorno a Cipro e in Libia. E le sta avendo sulla strana coppia Russia-Cina, che potrebbe sfruttare l’ennesima, inutile e autoinflitta distrazione mediorientale degli Stati Uniti per condurre la competizione fra grandi potenze nell’ombra. Il terreno che preferiscono.
QASSEM SOLEIMANI, ARTICOLI, SCONTRO USA-IRAN, IRAN, IRAQ, USA, BASI USA, MEDIO ORIENTE ARTICOLI CORRELATI Apollo 13 LA DANZA DELLE BASI LA GEOSTRATEGIA USA IN MEDIO ORIENTE Ragioni tecniche e opzioni geopolitiche spiegano il dislocamento in corso delle Forze armate americane nel mondo arabo. L’importanza delle installazioni in Iraq. Il contenimento del fondamentalismo e la pressione sull’Iran.
PERCHÉ SCEGLIAMO L’AMERICA Non abbiamo altra opzione che stare con gli americani, con qualche sottile distinzione. Ma gli argomenti allineati da Washington per giustificare la liquidazione di Saddam sono discutibili. La questione delle basi Usa in Italia.
Carta di Laura Canali, 2009 La riscoperta dell’Oceano Indiano RUBRICA TSUSHIMA Ignorato durante la guerra fredda, il terzo specchio d’acqua più esteso del mondo ritrova la sua centralità geopolitica grazie alla crescita dei commerci e alla rivalità tra India e Cina.
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